Dall’Abruzzo all’Alaska sulle tracce di Jack London «La vita comincia a 50 anni»

  Silvio Ascenzo di San Valentino racconta le sue spedizioni all’estremo Nord «Il mio viaggio continuo lontano dalla civiltà verso la meraviglia dell’ignoto»                          di Jolanda Ferrara


SAN VALENTINO. «Perché poi resistere all'attrazione di quelle sirene?», considera ad alta voce Silvio Ascenzo, abruzzese di San Valentino, sguardo lungo, innata curiosità di conoscere, un tipo alla Indiana Jones. Uno che ama dare un senso all'avventura. Quella che racconta, in fin dei conti, è la scoperta di se stesso, «ricerca dell'incontro» attraverso quella «frenesia» che lo tiene completamente in pugno da sempre. E che il suo istinto più vero ha saputo trovare in Alaska, estremo nord del continente nord americano. Per lui un viaggio continuo verso la meraviglia dell'ignoto. Sfida personale, adrelina pura, emozioni sconosciute, un mix imponderabile che gli dà vitale dipendenza e che presto si trasforma in inconsolabile nostalgia di tornare.

Arrivare alle cascate di Brooks non è cosa facile, racconta, «crea pathos perché sei a contatto con i grizzly...». Simbolo della natura selvaggia e incontrastata del Grande Nord, quei monumentali orsi solitari e ghiotti di salmone selvaggio, Ascenzo è arrivato a filmarli e fotografarli a una decina di metri di distanza. Lo mostra nel suo sito internet yukon2000.com. Nell'esclusivo reportage raccolto sul web c'è anche il documentario “Operazione Alaska”, vincitore di Scafa Film festival 2010, presentato in tivù da Licia Colò nel programma “Alle falde del Kilimangiaro”.

Ascenzo lo racconta tutte le volte che fa girare il suo repertorio di immagini "into the wild" nelle scuole e per il pubblico del Museo della ambre e fossili (del cui direttivo è membro) di San Valentino. Dalla quarta spedizione nello Yukon il nostro Indiana, installatore di impianti a gas, è rientrato a fine luglio.

«Tempo un anno e riparto», bisbiglia davanti a un caffè nel bar centrale del paese. «Il tempo di riorganizzarmi alla guida di un gruppetto, trovare una scusa apparente, buona a non passare per svitato agli occhi dei miei compaesani, e via». «Perché», si chiede, «dovrei resistere a quelle voci incessantemente mi richiamano a casa?».

Alaska- Yukon- NorthWest Territory, autentica wilderness ai confini dell'emisfero boreale, neve, foreste e fiumi ghiacciati, un territorio largo tre volte la Francia, cinque l'Italia. Immensità terracquea che non lo spaventa, piuttosto la descrive con ammirazione e familiarità nelle immagini che scorrono su Youtube.

“Tra gli orsi di Katmai” è l'ultimo filmato della serie che ha realizzato. Ascenzo è andato nel santuario degli orsi di Katmai, il suo obbiettivo li ha ripresi appostati per catturare i salmoni che risalgono il fiume Brooks per deporre le uova. Orsi, castori, la volpe rossa, la lince, i licheni bianchi, l'amanita muscaria, l'epilobio nel tramonto artico, gli arcobaleni mozzafiato al limite della banchisa polare.

Dal personale palmares Ascenzo mostra orgoglioso due trofei che riassumono il senso del suo peregrinare. Ecco il Jack London's Cabin, il piccolo capanno di legno dove l'autore del “Richiamo della foresta” si dedicava alla scrittura, nel Klondike. Ecco le foto che lo immortalano davanti al "Magic bus", il vecchio autobus del film di Sean Penn, "Into The Wild", un feticcio che si rivela fatale ai più incauti che si avventurano a quelle proibitive latitudini. «Immagini che mi fanno accapponare la pelle: sono arrivato dove mai un abruzzese è arrivato», racconta Ascenzo e all'album aggiunge altri ricordi dell'ultimo viaggio.

«In due settimane, nonostante il tempo pessimo, abbiamo percorso le più importanti strade sterrate dell'Alaska e dello Yukon sopra i duemila metri, top of the world. Dalton Highway, Denali Highway e Dempster Highway: da quelle parti in un anno sono passati appena un ventina di italiani. Noi abbiamo portato due targhe di San Valentino in un posto estremo, non frequentato da turisti. Abbiamo scattato tante belle foto che presto potrete ammirare».

«Mai una volta», assicura Ascenzo, «ho pensato di desistere per le condizioni meteo avverse, ma non ho mai rischiato, mai messo a repentaglio la mia vita e quella di chi era con me, ho sempre organizzato il tutto cercando di prevedere ogni inconveniente, per quanto possibile. Lì devi solo augurarti di stare bene e non avere problemi perché ti trovi ad attraversare villaggi disabitati. Quello che alla fine ti ripaga, il plus, è l'incognita del viaggio».

«Mai fatto un viaggio ripetitivo», sottolinea. «Ogni volta l'incontro con persone diverse, nuove amicizie, nuove esperienze. Come quando abbiamo cucinato per la comunità di un villaggio due chili di pasta (spedita a parte con altri viveri e il resto del bagaglio) in molto olio, tecnica del risotto per capirsi, visto che il tegame per bollire non era grande a sufficienza. Hanno sicuramente apprezzato l'aglio e olio e peperoncino e bevevano latte di renna per lenire il piccante».

«Un'altra volta abbiamo barattato 4 dita di salsiccia nostrana di carne secca con un salmone selvaggio di 4 chili e mezzo: non possiamo venderlo per via dei controlli, ma possiamo regalarvelo, ci hanno detto. E’ accaduto perfino di trovare l'oro setacciando il greto di un torrente, proprio come Paperone nel Klondike! Esperienza totalizzante, emozioni indimenticabili», ripete Ascenzo. «Storie che da bambino immaginavo fantasticando sui banchi di scuola, folgorato dalla lettura del “Richiamo della foresta”, e solo a cinquant'anni ho iniziato a vivere sulla mia pelle. La realtà ha superato la fantasia, sto realizzando il mio sogno. La bellezza della natura all'emisfero boreale è incomparabile, ti rapisce, e tu puoi sentirti solo un ospite».

«E' lì che voglio tornare e perdermi, qualcuno spargerà le mie ceneri lungo lo Yukon», conclude Silvio Ascenzo. «L'Abruzzo è bellissimo, vado a funghi e conosco la Maiella come le mie tasche, ma a confronto con quell'immensità tutto il resto sparisce».

 

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10 ottobre 2016